Arriva l’ambulanza, e riparte, ma dopo alcuni minuti si ferma perché verra un’altra ambulanza, più attrezzata a prelevarmi. Il trasbordo avviene sotto il cimitero di Montefiore. Chiedo ai barellieri: già arrivati? caspita che fretta! L’ambulanza riparte, il medico mi fa l’elettrocardiogramma, mi mette la maschera per ossigeno, poi, gentile mi avverte che la sirena non è per le mie condizioni, ma per il traffico.Uhm,sarà vero, ma forse è una pietosa bugia e siccome il dolore cresce e si fa insopportabile penso che sto per morire. Non sono mai morto prima e questa è la prima esperienza della morte. Mi meraviglio di non provare paura ansia o altro, nulla. Penso che il mio morire sarà l’ultimo regalo che potrò fare della mia vita, perché si conosce la morte solo dal morire degli altri. Così atteggio il mio volto a un grande soddisfatto sorriso. Desidero che vedano quanto sono stato contento di morire! Mi portano a Civitanova , subito ecografie, elettrocardiogrammi. Intanto avverto Ricardo. Lo prendo proprio al volo perché si sta gia imbarcando. Decide di tornare e una nostra amica che aveva accompagnato la figlia a ll’aeroporto si offre di accompagnarlo in macchina… Il Signore comincia a agire e prendersi cura di ogni aspetto. Intanto i medici propendono per una gastrite e trascorro la notte in un lettino del pronto soccorso. Nel momento del bisogno il Signore manda sempre una angelo: arriva il filosofo Roberto Mancini, che mi sta accanto per tutta la notte. Al mattino finalmente decidono per la tac: disseccazione dell’aorta. Di corsa all’ospedale di Ancona dove ora mi trovo. I primi giorni sono pieno di dolori e senza forze, ma con una serenità crescente. Questa esperienza mi conferma che: quando si vive per gli altri, al momento del bisogno si riceve cento volte di più. Che il Signore tutto trasforma in bene e che si prende cura di ogni particolare. Di nuovo c’è stata l’esperienza del morire. Senza alcuna paura!».
Padre Alberto ha aggiornato costantemente tutti i suoi amici di Facebook con il racconto di ogni momento della sua convalescenza.
21 Giugno: “Ieri è stata una giornata così intensa di emozioni che alle 20,30 già dormivo esausto. Mi sveglio verso le 22,30 e suono per il solito rituale del pappagallo… Non viene un infermiere, ma tutti quelli del turno di notte! Sono felici per il buon esito della Tac e desiderosi di festeggiare. Così ognuno con un pocket espresso che Marco e Lucilla forniscono in quantità industriale, festeggiano la giornata e si fanno raccontare tutto. La giornata era iniziata con una sorpresa: alle otto si apre la porta,pensavo fosse per la prima colazione… Invece mi portano a fare la Tac! Resto sorpreso… Mi avevano detto che avrei dovuto farla tra un paio di giorni… Arrivo, mi preparano, e colgo una novità. L’ambiente della Tac è sempre molto freddo e,ogni volta seminudo vengo colto da brividi di freddo. Di norma mi coprono con un telo, che poco o nulla ripara. Invece questa volta l’infermiera, volto dolce, tira fuori una … coperta! Alla Tac c’era la coperta! C’era sempre stata, ma ci voleva il cuore della persona per utilizzarla! Comprendo che la sanità più che dalle strutture è fatta dalle persone! Entro nel macchinario e mi rivolgo così al Signore: spero che vada tutto bene, ma se ci fossero ancora problemi sono fiducioso perché tu tutto fai concorrere al bene di chi ami. Mi riportano in reparto… Clima di festa, medici infermieri, tutti, con le lacrime agli occhi… È andata! Mi festeggiano e io piango di felicità. E ancor prima di essere felice per me lo sono per tutta l’equipe medica… Non meritava un’altra delusione! Ma c’è poco tempo,per festeggiare… Ora c’è da operare…. Entra il medico, è il primo che vidi quando venni ricoverato, è un uomo di grande competenza e ricco,di umanità e sensibilità . Mi fa coricare supino e mi dice che mi deve togliere i fili… epicardici (?). Prende un filo che emerge da una delle tante cicatrici che ho sul,petto e mi fa: adesso fai un bel,respiro… Respiro e lui comincia a estrarre dal petto un filo che mi sembra interminabile (guardo con un occhio solo perché mi fa impressione). Tira tira… Circa 20 cm…. ! Dove stava, chiedo. Risponde come se fosse la cosa più normale del mondo: appoggiato sul cuore! Non faccio in tempo a riavermi che mi fa sedere sul letto con le gambe fuori e dice che mi deve… siringare… Per togliere il veramente pleurico. Di lui ho una stima e una fiducia così grande che eseguo e collaboro.. Con una siringa nella schiena inizia a estrarre il liquido… Sono incredulo, più di un litro! Ora, mi dice, coricati sul lato dove ho estratto il liquido per venti minuti… Lo faccio volentieri perché sono esausto… Dopo,qualche minuto arriva Francesca, la fisioterapista, deve farmi alzare dal letto… Allora contratta con il medico, i minuti coricati diventano dieci, e subito in piedi, in giro per il reparto… Torniamo per l’ora di pranzo, sono digiuno dal mattino e sono affamato… Non c’è spazio per elaborare le emozioni, ma la,gioia è incontenibile. E nel pomeriggio viene a trovarmi Tommaso, il giovane e straordinario chirurgo che ha eseguito i primi interventi, e per più di un’ora resta a parlare, spiegare… Ha gli occhi felici ! Aveva intuito tutto e aveva indovinato tutto… E dopo cena crollo esausto , felice… E grazie a tutti voi… Stiamo vivendo .”
26 Giugno: “Si conclude ormai una giornata intensa e ricca di emozioni . È confermato che domani nel primo pomeriggio mi dimettono. Così da questa mattina hanno cominciato a venirmi a salutare medici e infermieri dell’Utic, dove dal 10 aprile sono stato ricoverato. Sembra di rivedere vecchi amici o parenti, saluti carichi di affetto, occhi lucidi, e ognuno ci tiene a dirmi qualcosa della degenza e in particolare dell’ultimo delicato intervento. Nell’ordine, secondo i punti di vista mi hanno definito un miracolato, un sopravvissuto, un caso eccezionale, un caso disperato, e comunque tutti sorpresi di come stia bene e della mia rapida ripresa. Ho detto loro,che era grazie alla loro alta professionalità e che mi ero sempre fidato di loro. No, mi replica un giovane medico, con gli occhi lucidi: se tu ora sei vivo e sano lo devi alla grande forza interiore che avevi prima dell’intervento ma che poi giorno dopo giorno abbiamo visto come lievitare… Ti guardavamo sorpresi, increduli, poi ci siamo lasciati coinvolgere anche noi e ora dopo la tua permanenza con noi è come se in ognuno di noi fosse emerso qualcosa che prima era nascosto… Tu puoi considerarti un sopravvissuto, ma credimi, ognuno di noi, dopo la tua permanenza si trova diverso, più ricco… Poi la commozione prende il sopravvento e ci abbracciamo commossi, e le,lacrime si fondono ….” “
Dal nostro blog gli auguri più sinceri
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