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La Madre di Gesù è la figura al femminile più nota e più amata non soltanto nei Vangeli ma in tutta la storia della salvezza. Sfuggente ma costantemente e discretamente presente nel cammino dell’uomo; umile ma nello stesso tempo forte, silenziosa ma efficace, anche nel far cambiare opinione e programma a Gesù ( vedi nozze di Cana).
Questa donna per eccellenza spesso l’abbiamo banalizzata, edulcorata, privata della sua dimensione umana, mistificata. A1 suo proclamarsi ” serva del Signore” abbiamo associato l’idea più assurda: quella di una femminilità subordinata e passiva. Nel proclamarsi ” serva del Signore” in Lei non c’è alcuna passività, ma la disponibilità sofferta, intrepida, creativa, anticonformista che è premessa indispensabile alla possibilità di essere discepoli di Gesù. |
La sua crescita nella fede sarà lunga e tutt’altro che indolore.
Nel suo tormentato cammino di fede ella genera tre volte Gesù:
– alla vita terrena, col suo assenso al piano di Dio;
– alla vita pubblica col suo intervento a Cana;
– alla vita eterna con la sua presenza silenziosa sotto la Croce.
Il Magnificat non è un discorso di Maria, ma un inno della chiesa primitiva, così come il Benedictus e il Nunc dimittis.
Riprende, infatti, alcuni temi propri della spiritualità dei ” poveri del Signore”: quello della LIBERAZIONE.
E’ un inno di gioia e di riconoscenza senza nulla di idilliaco; la sua spiritualità è insieme pacifica e guerriera.
La salvezza che Dio dona al suo popolo è un fatto totale che non si esaurisce nella liberazione in senso storico-temporale ma dalla quale non può prescindere.
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