“Maledetti voi!”. Per coloro che, il 19 novembre, hanno votato in parlamento per la privatizzazione dell’acqua, non posso usare altra espressione che quella usata da Gesù nel Vangelo di Luca: «Guai a voi, ricchi!» (Lc 6,24). Maledetti coloro che hanno votato per la mercificazione dell’acqua. Noi continueremo a gridare che l’acqua è vita, l’acqua è sacra, l’acqua è un diritto fondamentale umano.
Questa è la più clamorosa sconfitta della politica. È la stravittoria dei potentati economico-finanziari e delle lobby internazionali. È la vittoria della politica delle privatizzazioni, degli affari, del business.
A farne le spese è “sorella acqua”, il bene più prezioso dell’umanità, che andrà sempre più scarseggiando, sia per i cambiamenti climatici sia per l’aumento demografico.
Quella della privatizzazione dell’acqua è una scelta che sarà pagata a caro prezzo dalle classi deboli di questo paese (bollette del 30-40% in più, come minimo), ma soprattutto dagli impoveriti del mondo. Se oggi 50 milioni all’anno muoiono per fame e malattie connesse, domani 100 milioni moriranno di sete. Dei tre miliardi che vivono oggi con meno di due dollari al giorno, chi potrà pagarsi l’acqua?
Noi siamo per la vita, per l’acqua che è vita e fonte di vita. Chi ha cantato vittoria, sappia che si tratta di una vittoria di Pirro. A chi si sente sconfitto, chiediamo di trasformare questa “sconfitta” in un rinnovato impegno per l’acqua, per la vita, per la democrazia. Questo voto parlamentare sarà un boomerang per chi l’ha votato.
Il nostro è un appello, prima di tutto, ai cittadini, a ogni uomo e donna di buona volontà. Dobbiamo ripartire dal basso, dalla gente, dai comuni.
Per questo chiedo:
Ai cittadini: di protestare contro il decreto Ronchi, inviando e-mail ai propri parlamentari; di creare gruppi in difesa dell’acqua a livello localmente e regionale; di costituirsi in cooperative per la gestione della propria acqua.
Ai comuni: di indire consigli comunali monotematici in difesa dell’acqua; di dichiarare l’acqua bene comune, privo di rilevanza economica; di fare la scelta dell’Azienda pubblica speciale (la nuova legge non impedisce che i comuni scelgano la via del totalmente pubblico, dell’azienda speciale, delle cosiddette municipalizzate).
Agli “Ambiti territoriali ottimali” (Ato): di trasformarsi in aziende speciali, gestite con la partecipazione dei cittadini. (Oggi i 64 Ato sono affidati a spa a totale capitale pubblico).
Alle regioni: d’impugnare la costituzionalità della nuova legge, come ha fatto la Regione Puglia; di varare leggi regionali sulla gestione pubblica dell’acqua.
Ai sindacati: di pronunciarsi sulla privatizzazione dell’acqua; di mobilitarsi e mobilitare i cittadini contro la mercificazione dell’acqua.
Ai vescovi italiani: di proclamare l’acqua un diritto fondamentale umano, sulla scia della recente enciclica di Benedetto XVI, Caritas in veritate, la quale si augura che «maturi una coscienza solidale che consideri l’alimentazione e l’accesso all’acqua come diritti universali di tutti gli esseri umani, senza distinzioni né discriminazioni» (27); di protestare come Conferenza episcopale Italiana contro il decreto Ronchi.
Alle comunità cristiane: di informare i fedeli sulla questione acqua; di organizzarsi in difesa dell’acqua.
Ai partiti: di esprimere a chiare lettere la propria posizione sulla gestione dell’acqua; di farsi promotori di una discussione parlamentare sulla legge d’iniziativa popolare contro la privatizzazione dell’acqua, firmata da oltre 400.000 cittadini.
L’acqua è l’oro blu del 21° secolo. Insieme all’aria, l’acqua è il bene più prezioso dell’umanità.
Vogliamo gridare, oggi più che mai, quello che abbiamo urlato in tante piazze e teatri di questo paese, ben riassunto in queste parole di mons. Giovanni Marra, arcivescovo emerito di Messina: «L’aria e l’acqua sono in assoluto i beni fondamentali e indispensabili per la vita di tutti gli esseri viventi e ne diventano fin dalla nascita diritti naturali intoccabili. L’acqua appartiene a tutti e a nessuno può essere concesso di appropriarsene per trarne illecito profitto. Pertanto, si chiede che rimanga gestita esclusivamente dai comuni organizzati in società pubbliche, che hanno da sempre il dovere di garantirne la distribuzione al costo più basso possibile».
Per aderire all’appello invia un’e-mail all’indirizzo:
con la scritta: aderisco.
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