“Gli intrallazzi non sono fede. Bisogna tornare a Cristo non al cesaro-papismo. Siamo arrivati al punto in cui parliamo più del papa che del Cristo“.
Sono parole che ad un primo impatto trascinano e coinvolgono in un corale facile “ Je accuse “ … poi ho pensato a Francesco d’Assisi: non ha mai puntato il dito… , non ha mai gridato, si è sempre sforzato di testimoniare, nell’estrema eloquenza del silenzio della croce, la sua appartenenza a questa chiesa, anche se deturpata dal peccato, interrogandosi con violenza in cosa Lui avesse sbagliato.
Vorrei riportare alcune considerazioni di Carlo Carretto perché prima di inveire ci interroghiamo sull’Amore che per questa Chiesa – santa e peccatrice – dovremmo avere.
“Quanto mi sei contestabile, Chiesa, eppure quanto ti amo!
Quanto mi hai fatto soffrire, eppure quanto ti devo!
Vorrei vederti distrutta, eppure ho bisogno della tua presenza.
Mi hai dato tanti scandali, eppure mi hai fatto capire la santità.
Nulla ho visto al mondo di più oscurantista, più compromesso, più falso e nulla ho toccato di più puro, di più generoso, di più bello. Quante volte ho avuto la voglia di sbatterti in faccia la porta della mia anima, e quante volte ho pregato di poter morire tra le tue braccia sicure!
No, non posso liberarmi di te, perché sono te, pur non essendo completamente te!
E poi, dove andrei?
A costruirne un’altra?
Ma non potrò costruirla se non con gli stessi difetti, perché sono i miei che porto dentro. E se la costruirò sarà la mia chiesa, non più quella di Cristo. Sono abbastanza vecchio per capire che non sono migliore degli altri “
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