Questi bambini vengono accolti, amati, rispettati, aiutati; ma, se io avessi saputo prima che mio figlio nascesse, che avrebbe condotto quell’esistenza, quella che sta conducendo adesso lui e tutta la famiglia, con l’aiuto che c’è da parte delle istituzioni … … ….
Però non è una vita quella, è una morte quotidiana per il ragazzo e per tutta la famiglia, che viene coinvolta in difficoltà enormi .
Stiamo tutti male, malissimo, innanzitutto perche siamo riscattati dalla speranza di sperare in un cambiamento.
Io tremo all’idea che a 68 anni mi venga un ictus e Salvatore rimanga solo, tremo! Vorrei essere congelata con lui, morire insieme a lui.
Però se avessi saputo dall’inizio io non l’avrei fatto nascere; così come approvo le mamme che abortiscono sapendo a che cosa andranno incontro non solo i loro figli…. “
E’ una testimonianza che sconvolge e non reclama giudizi, perché nessuno può ergersi a giudice quando è la sensibilità privata di una persona che è protagonista del dramma.
La Chiesa si interroghi su come si incarna nel dramma che consuma una coscienza e quanto sia disponibile a essere comunità che accoglie con tenerezza e misericordia chi vive sulla propria pelle delle terribili lotte esistenziali.
La politica si tenga lontano dallo sfiorare la sfera della coscienza personale del singolo.
Per chi vive il dramma … l’umiltà di non viverlo da solo e cercare di definire un limite al terribile pericolo di una selezione preventiva.
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