Secondo Nessuno tocchi Caino, sono state eseguite almeno 5.628 condanne a morte.
In testa a questa ben poco onorevole graduatoria vi è la Cina, con 5.000 esecuzioni «ufficiali», l’89% del totale nel mondo, dato che le condanne a morte non sono catalogate alla voce diritti dell’individuo ma come «segreto di Stato».
Subito dopo la Cina, c’è l’Iran, con 215 esecuzioni, il Pakistan, con 82; l’Iraq, almeno 65; il Sudan, almeno 65; gli Stati Uniti, 53; l’Arabia Saudita, 39; lo Yemen, 30; il Vietnam, con almeno 14; il Kuwait, con almeno 11; la Somalia, con almeno 7, Singapore, con almeno 5; l’ Egitto, la Giordania, il Bangladesh, il Giappone e la Malaysia, con almeno 4 esecuzioni, la Corea del Nord, il Bahrein, la Bielorussia, l’Indonesia, la Mongolia,con 3; la Siria e l’ Uganda, con 2; il Botswana, con 1; gli Emirati Arabi Uniti e la Guinea Equatoriale, con 1.
La tragedia più grave che ci possa capitare è il disinteresse.
Un uomo che muore per mano dello stato, anche se fosse il peggiore degli uomini, è un attentato all’Amore che è vita che ha sconfitto per sempre la morte.
Salmodia contro la pena di morte
( David Maria Turoldo )
Fede e ragione ci salvino
da questo imperioso
furore di morte;
ragione da sola non vale
a liberarti da paure che incombono,
dal rischio di lasciarsi sedurre
da ferocie ancora piú grandi:
mentre i condannati sperano
che i plotoni non sparino e i torturati
in grumi neri
inutilmente urlano!…
E fede esige che l’ossequio
sia sempre razionale
onde salvarci dal male
giallo del fanatismo:
fede, dolce amica e compagna
lungo il sempre piú aspro
cammino della libertà.
Ogni morte inflitta e violenta
è offesa all’amore che ha in sé la Vita
negazione di senso del Valore.
Qualcuno non vuole ragionare:
vendetta umilia giustizia
già per se stesso il crimine è pena!
Sia dunque la pena
che per diritto si aggiunge, una cura
che salvi insieme assassino e città.
Mai Leggi e Politiche hanno
sconfitto il crimine e la morte
con le loro morti
organizzate e violente:
Morte e Torture e Violenza
nere divinità del disumano!
È stata la Vita crocefissa
– se credete, uomini, –
la sola a rompere il cerchio
che ci assedia,
a uccidere la stessa morte.
D’allora piú non vi salva
nemmeno il “non uccidere”,
d’allora nessuno ha il diritto di uccidere
per nessuna ragione
Nessun presidente o re,
nessun papa o capo d’esercito:
e tutti i soldati non sparino piú!
Per nessuna idea io posso uccidere,
per nessuna fede, per nessuna politica.
Io posso essere ucciso
ma non posso uccidermi.
E nessuno piú giudichi nessuno:
la coscienza è un abisso
alla stessa coscienza.
Nessuno uccida la speranza
neppure del piú feroce assassino
perché ogni uomo
è una infinita possibilità.
Abbiamo perfino inventato
il plotone d’esecuzione
per lasciarti l’illusione che non sia
stato il tuo fucile a uccidere:
tutte liturgie di una morte
che ormai ci domina e assedia,
morte che devasta perfino
la faccia dei fanciulli:
pena di morte, ultimo atto
di un culto alla morte
della stessa ragione e di ogni fede.
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