La macchina della morte di molti stati assassini non si ferma, proseguono le esecuzioni capitali.
Ieri è stato giustiziato in Cina Lai Xiaomin, 58 anni, condannato a morte per tangenti e bigamia. Il miliardario era stato arrestato nel 2018 durante una campagna anti-corruzione che era stata lanciata dal governo. Era stato, in seguito, definito l’uomo più corrotto della Cina, o meglio “il più corrotto tra i corrotti”.
A complicare ulteriormente la situazione dell’ex banchiere, il fatto che lo stesso fosse bigamo, avesse due mogli, aggravato tra l’altro dall’aver “vissuto a lungo con altre donne”, da cui ha avuto anche “figli illegittimi”.
La Cina sta portando avanti una sorta di “persecuzione” nei confronti dei funzionari governativi, e più di un milione di essi, come riferisce People’s Daily, sono stati perseguiti.
La pena di morte è una pena disumana e ripugnante e non esistono prove attendibili che essa scoraggi i reati più della pena detentiva.
Sconcertante l’enorme aumento di esecuzioni registrato in Iraq, quasi raddoppiate in un solo anno.
La maggioranza delle sentenze capitali sono state eseguite in Cina (migliaia), Iran (almeno 251), Arabia Saudita (184), Iraq (almeno 100) ed Egitto (almeno 32). Altri paesi con numeri alti, tra i quali Iran, Corea del Nord e Vietnam, hanno continuato a nascondere il loro pieno ricorso alla pena di morte limitando l’accesso alle informazioni in merito.
La Cina rimane il maggior esecutore al mondo, ma la reale entità dell’uso della pena di morte in questo paese è sconosciuta perché i dati sono classificati come segreto di stato; per questo motivo, il dato complessivo di almeno 657 esecuzioni, non tiene in considerazione le migliaia di sentenze capitali che si ritiene siano eseguite in Cina ogni anno.
In Cina esistono due tipi di condanne a morte:
immediata: prevede che dopo la condanna capitale si abbiano da 3 a 10 giorni per ottenere l’eventuale grazia, l’esecuzione avviene al massimo dopo una settimana dall’eventuale rigetto dell’istanza. In genere le esecuzioni avvengono alle ore 10. Questo tipo di condanna è il più applicato.
con sospensione condizionale per due anni: prevede che l’esecuzione venga sospesa per due anni: se il condannato, in questo periodo di tempo, non commette altri crimini, la condanna è commutata in ergastolo o altra pena detentiva.
Riguardo alle modalità esecutive, ne esistono due: la fucilazione, che è la più applicata, e l’iniezione letale. La fucilazione è spesso collettiva, nel senso che più condannati vengono fucilati contemporaneamente.
L’iniezione letale è stata introdotta nel codice penale del 1997 perché considerata più umana e meno brutale della fucilazione. Oggi il numero delle esecuzioni tramite iniezione letale sta quasi per eguagliare quello delle fucilazioni. Alcuni resoconti giornalistici hanno segnalato che vi sarebbe una camera della morte allestita su un furgone appositamente attrezzato prodotto dagli stabilimenti cinesi della Iveco, che viaggiando nel territorio nazionale consentirebbe di eseguire le condanne usando una struttura mobile, con notevole risparmio di costi (particolare riportato dal programma Report di Rai 3)
L’11 Dicembre scorso, in un carcere di Teheran, è stato giustiziato il giornalista iraniano Ruollah Zam attirato in una trappola, catturato in Iraq dai servizi segreti iraniani e trascinato in prigione a Teheran. L’oppositore iraniano da mesi viveva in esilio in Francia, con la moglie e i figli, protetto alla sicurezza francese. Con il suo sito di notizie AmadNews diffuso su Telegram, Zam aveva avuto un ruolo importante nello spingere i giovani iraniani alla rivolta esplosa fra il dicembre 2017 e il gennaio del 2018. Fu una protesta violenta, che per giorni fece temere al sistema qualcosa di simile alle manifestazioni del 2009, quelle dell’“onda verde”.
Il giornalista è stato impiccato. L’esecuzione è avvenuta a meno di 72 dalla conferma della condanna a morte da parte del tribunale di Teheran. Solo martedì il portavoce del sistema giudiziario iraniano, Gholamhussein Esmaili, aveva annunciato che i giudici “avevano riflettuto per più di un mese” sul caso, arrivando a confermare la sentenza a morte.
Sempre in Iran il 28 Gennaio Anvar Narouei è stato giustiziato nella prigione di Dastgerd a Isfahan.
Anvar Narouei era di etnia baluca, ed era accusato di reati di droga. Il governo iraniano giustizia ogni anno decine di cittadini, in particolare residenti nella provincia del Sistan e Baluchestan, con accuse legate alla droga. Questo mentre le Guardie rivoluzionarie (IRGC) controllano tutti i confini cruciali dell’Iran, e sono loro a gestire, per conto dei propri comandanti corrotti e del governo, il contrabbando. Nel luglio 2011, l’allora presidente Mahmoud Ahmadinejad aveva definito i comandanti dell’IRGC “fratelli contrabbandieri”. Il 27 gennaio le autorità hanno chiamato i Naroueis per recarsi alla prigione per l’ultima visita. Con l’esecuzione di Narouei, il governo iraniano ha giustiziato almeno 17 cittadini baluchi negli ultimi 40 giorni.
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