La pandemia da Covid-19 è stata un terremoto che ha trasformato le nostre vite e ci ha costretto a guardare le cose da un altro punto di osservazione, aiutandoci a sviluppare considerazioni che possono modificare il nostro modo di vivere e la nostra scala di priorità.
Nella narrazione utilizzata i rischi della “Infodemia”, sono numerosi e pericolosi.
Pensiamo di far cosa utile, per chi volesse, proporre la lettura di un lavoro apparso nell’Agosto 2020 sul Journal of Internal Medicine che mette a fuoco le problematiche correlate all’infezione da Covid-19
La presentazione clinica della malattia da Covid-19 può variare da una sintomatologia respiratoria lieve a polmoniti gravi a prognosi infausta. I sintomi più frequenti sono febbre, tosse, mialgia o astenia e dispnea che possono comparire tra i 2 ed i 14 giorni dopo l’esposizione. Meno comunemente i pazienti si presentano con espettorato, cefalea, emottisi e diarrea. Pochi soggetti si presentano con sintomi delle alte vie respiratorie come rinorrea, congestione nasale o faringodinia.
Dal punto di vista radiologico, la polmonite da COVID-19 si presenta con un interessamento bilaterale. Nei pazienti più gravi spesso il quadro radiologico consiste in consolidamenti lobari e sub-segmentali. Nei pazienti meno gravi che non necessitano di ricovero in terapia intensiva le immagini radiologiche alla TCdel torace mostrano opacità bilaterali a vetro smerigliato (ground-glass) e aree di consolidamento sub-segmentale. Nel corso dell’evoluzione della malattia le immagini mostrano maggiori opacità a vetro smerigliato, mentre i consolidamenti si risolvono.
Non esiste ancora un trattamento antivirale specifico per l’infezione COVID-19, ma solo terapie di supporto per i pazienti colpiti, specialmente nei casi più gravi.
Il 05 Novembre 2020 su New England è stato pubblicato un Report finale di uno studio a doppio cieco, controllato con placebo, condotto su pazienti adulti Covid-19 positivi ricoverati con evidenza di infezione del tratto respiratorio inferiore sull’efficacia del trattamento con un antivirale (Remdesivir )
Lo studio è stato condotto in doppio cieco, randomizzato, controllato con placebo
Il Farmaco ( Remdesivir) veniva somministrato per via endovenosa a pazienti adulti con evidenza di infezione del tratto respiratorio inferiore (dose di carico di 200 mg il giorno 1, seguita da 100 mg al giorno per un massimo di 9 giorni aggiuntivi) o placebo per un massimo di 10 giorni.
L’outcome primario era il tempo per il recupero, definito dalla dimissione dall’ospedale o dal ricovero esclusivamente a scopo di controllo delle infezioni.
Risultati 1062 pazienti sono stati sottoposti a randomizzazione ( 541 assegnati a Remdesivir e 521 a placebo).
Coloro che hanno ricevuto Remdesivir hanno avuto un tempo di recupero mediano di 10 giorni (intervallo di confidenza al 95% [CI], da 9 a 11), rispetto ai 15 giorni (CI al 95%, da 13 a 18)di quelli trattati con placebo (rapporto tra tassi di recupero , 1,29; 95% CI, 1,12-1,49; P <0,001, da un log-rank test).
I pazienti trattati con Remdesivir avevano maggiori probabilità di ottenere un miglioramento clinico al 15° giorno rispetto a quelli che avevano ricevuto placebo (odds ratio, 1,5; IC 95% , Da 1.2 a 1.9, dopo aggiustamento per l’effettiva gravità della malattia).
Le stime di Kaplan-Meier della mortalità erano del 6,7% con Remdesivir e dell’11,9% con placebo entro il 15° giorno e dell’11,4% con remdesivir e del 15,2% con placebo entro il 29° giono (hazard ratio, 0,73; IC 95%, da 0,52 a 1,03). Eventi avversi gravi sono stati segnalati in 131 dei 532 pazienti che hanno ricevuto remdesivir (24,6%) e in 163 dei 516 pazienti che hanno ricevuto placebo (31,6%).
Dallo studio viene evidenziato che che Remdesivir era superiore al placebo nell’accorciare il tempo di guarigione negli adulti ricoverati con infezione del tratto respiratorio inferiore da Covid-19.
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Di seguito cliccando sull’icona è possbile aprire o scaricare il lavoro del Journal of Internal Medicine
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