Nel leggere l’enciclica ci sembra opportuno condividere alcune riflessioni sulla speranza
Da un’intervista del prof Jürgen Moltmann sugli aspetti principali della sua Teologia della Speranza
“L’escatologia è la dottrina della speranza cristiana, che abbraccia tanto la cosa sperata quanto l’atto dello sperare. Il cristianesimo è escatologia dal principio alla fine, e non soltanto in appendice: è speranza, è orientamento e movimento in avanti e perciò è anche rivoluzionamento e trasformazione del presente. L’elemento escatologico non è una delle componenti del cristianesimo, ma è in senso assoluto il tramite della fede cristiana, è la nota su cui si accorda tutto il resto, è l’aurora dell’atteso nuovo giorno che colora ogni cosa con la sua luce” (Teologia della speranza).
Il tempo di Dio dà all’uomo una speranza futura. Il futuro è ciò che guida la nostra storia e dà ad essa la speranza di un prospettiva messianica per questa terra. A cominciare dall’Esodo e dalla profezia di Israele nell’antico Testamento sino alla passione e resurrezione di Gesù, nel nuovo Testamento, nella storia c’è una speranza di futuro, un movimento in avanti, una trasformazione del presente. Il Dio di cui stiamo parlando non è né sopra di noi, né nel mondo, ma è un Dio che si è manifestato dall’Esodo alla Resurrezione e che è sempre di fronte a noi e ci guida. La fine dei tempi è non solo un punto di arrivo, ma è anche la fonte e l’origine della vita che ci spinge a vivere nel presente la speranza del futuro di Dio. Anche Teilhard de Chardin e in Dietrich Bonhoeffer vedono il cammino di Dio parallelo e incrociato al cammino del mondo verso la meta di maggior pienezza. Bonhoeffer ci presenta un Dio che in Gesù Cristo soffre accanto all’umanità delle sue stesse sofferenze, senza sovrapporsi, ma permettendo ad essa di percorrere il suo cammino. Ne deriva quindi l’assunzione della sofferenza e del male dell’uomo in tutte le sue forme.
Dio, in Gesù Cristo, sta accanto agli umiliati, agli offesi, a chi vive nell’oppressione, in un cammino che già ora si realizza nel mondo, escludendo un’attesa neutra e passiva di una salvezza che avverrà solo nel giorno finale.
Bonhoeffer scrive i suoi testi più significativi come lettere dal carcere, mentre vive sulla sua carne la sofferenza dell’uomo accompagnato dalla sofferenza di Dio e di Gesù Cristo. Senza la componente della speranza, l’esistenza si degrada, non può neppure essere considerata “davvero umana”. Su questo aveva ragione Charles Péguy, quando paragonava la speranza alla sorella più piccola, rispetto alla fede e alla carità, capace però di trascinarle e farle camminare.
La speranza
( da “ Ciò che conta è amare” di Carlo carretto)
Se nella fede abbiamo scoperto la nostra vocazione, è nella speranza che ci mettiamo in cammino per realizzarla. (…)
La speranza mantiene nel tempo l’intuizione avuta nella fede; la speranza è la fedeltà alla propria vocazione, la forza che la fa vivere giorno per giorno; lo sguardo lontano sulla meta lontana, fino all’ultimo giorno.(…)
L’esodo è la storia di un popolo che Dio s’era scelto, ed è un po’ il paradigma della storia di tutti gli uomini e quindi della nostra. Le sue tappe sono le nostre tappe, le sue prove sono le nostre prove, la sua speranza la nostra speranza. La vera barriera in cui intoppò la speranza fu, per quel popolo in viaggio, il Mar Rosso.Non è facile mantenere la fiducia in un Dio invisibile e lontano, quando alle spalle, visibili e vicini sono i nemici e davanti a sbarrarci il cammino c’è il mare.Che si potesse aprire il mare era l’ultima idea che poteva venire in mente al popolo in fuga, ma che addirittura quel mare si sarebbe chiuso proprio al momento esatto del passaggio dell’armata egiziana, quella davvero era da raccontare.
(…) Ma il difficile per noi non è credere a un fatto così strepitoso e lontano. Tale fatto, pur senza avere il coraggio di rigettarlo come assurdo e impossibile, lo possiamo incasellare in quell’insieme di cose e ricordi che formano una religiosità che non dice più nulla di vivo e di presente nella vita di ogni giorno.Il difficile,ora per ora, è lo sperare che fatti del genere, pur con le debite proporzioni, capitino «proprio a noi» in un dato momento della nostra vita, in una delle tante difficoltà insormontabili della nostra esistenza.Per esempio…
Qui ciascuno di noi può raccontare il suo esempio: non manca certamente.Dio, presto o tardi, ci conduce davanti al nostro Mar Rosso.
(…) E se il Mar Rosso fu un fatto e simbolo, e quale simbolo, nella storia della salvezza, ognuno di noi può trovare sulle sponde di esso non più un simbolo o un fatto lontano ma una realtà vivente: il Cristo.È lui il «passaggio», è lui il «miracolo», è lui la «forza», è lui il «sacramento», è lui la «vita», è lui la «vittoria».
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