Fede e Spiritualità
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La Madre di Gesù è la figura al femminile più nota e più amata non soltanto nei Vangeli ma in tutta la storia della salvezza. Sfuggente ma costantemente e discretamente presente nel cammino dell’uomo; umile ma nello stesso tempo forte, silenziosa ma efficace, anche nel far cambiare opinione e programma a Gesù ( vedi nozze di Cana).
Questa donna per eccellenza spesso l’abbiamo banalizzata, edulcorata, privata della sua dimensione umana, mistificata. A1 suo proclamarsi ” serva del Signore” abbiamo associato l’idea più assurda: quella di una femminilità subordinata e passiva. Nel proclamarsi ” serva del Signore” in Lei non c’è alcuna passività, ma la disponibilità sofferta, intrepida, creativa, anticonformista che è premessa indispensabile alla possibilità di essere discepoli di Gesù. |
La sua crescita nella fede sarà lunga e tutt’altro che indolore.
Nel suo tormentato cammino di fede ella genera tre volte Gesù:
– alla vita terrena, col suo assenso al piano di Dio;
– alla vita pubblica col suo intervento a Cana;
– alla vita eterna con la sua presenza silenziosa sotto la Croce.
Il Magnificat non è un discorso di Maria, ma un inno della chiesa primitiva, così come il Benedictus e il Nunc dimittis.
Riprende, infatti, alcuni temi propri della spiritualità dei ” poveri del Signore”: quello della LIBERAZIONE.
E’ un inno di gioia e di riconoscenza senza nulla di idilliaco; la sua spiritualità è insieme pacifica e guerriera.
La salvezza che Dio dona al suo popolo è un fatto totale che non si esaurisce nella liberazione in senso storico-temporale ma dalla quale non può prescindere.
“E’ bello essere preti e ringrazio il Signore per avermi chiamato, sedotto, amato; e questo amore non finisce di stupirmi.
La sera, a volte, rientrando, guardo verso i monti e dico: il Signore mi ha reso pastore assieme al mio Vescovo pastore.
Guardo le stelle, benedico il Signore e dico: anche se la mia discendenza si può contare, la nostra discendenza non si può contare.
….Tutti da amare, tutti da perdonare, tutti da guidare, tutti mia Madre….la Chiesa“ Ti ringrazio, Padre, perché mi hai chiamato alla vita, al Battesimo, alla Testimonianza, all’Eucaristia, alla Riconciliazione, al Sacro ordine del Diaconato e del Presbiterato.Ti ringrazio perché mi hai detto che servire è più che comandare!
Ti ringrazio perché mi hai dato in dono questi fratelli, confrontandomi con i quali il Cristo incontrato nei libri è diventato il Cristo della vita!
Mi sono lasciato mettere continuamente in discussione nei miei pensieri e nei dialoghi, sperando sempre che emergesse Cristo.
Ora sono presbitero; il mio cuore mi salta in gola e comincio a svegliarmi da un sogno che vedo essere realtà.
Ma sono presbitero per i fratelli e per Lui.
E con questo popolo che Colui che è senza Peccato – unico e vero Sacerdote – cammina …e continua a camminare … per riportare l’uomo nella comunione trinitaria attraverso il suo completo “ olocausto”.
Dinanzi a una “ certa gerarchia” che con scelte meditate, che “fanno pensare un passo indietro rispetto al Concilio Vaticano II, che era stato un aprire le braccia all’intera comunità cristiana e oltre, a quel più vasto «popolo di Dio» che era e non può che essere costituito che dall’umanità intera” [ Rossana Rossanda – il Manifesto 16/01/2008 – primato che ritorna] la lettera dell’arcivescovo di Milano DIONIGI TETTAMANZI che ci mostra il volto di una Chiesa Madre di Misericordia. Nella “Lettera agli sposi in situazione di separazione, divorzio e nuova unione” dal titolo Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito, entra, con delicatezza , si mette in ascolto del loro dolore e della loro sofferenza.«Per la Chiesa e per me Vescovo, siete sorelle e fratelli amati e desiderati. In voi ci sono domande e sofferenze che vi appaiono spesso trascurate o ignorate dalla Chiesa». Cercando di entrare nella terribile esperienza di un amore che “ si rompe” : «Immagino che prima di questa decisione abbiate sperimentato giorni di fatica a vivere insieme – scrive il Cardinale -, nervosismi, impazienze e insofferenza, sfiducia reciproca, a volte mancanza di trasparenza, senso di tradimento, delusione per una persona che si è rivelata diversa da come la si era conosciuta all’inizio. Queste esperienze, quotidiane e ripetute, finiscono con il rendere la casa non più luogo di affetti e gioia, ma una pesante gabbia che sembra togliere la pace del cuore». Poi dice con chiarezza: «La Chiesa sa che in certi casi non solo è lecito, ma addirittura inevitabile prendere la decisione di una separazione: per difendere la dignità delle persone, evitare traumi più profondi, custodire la grandezza del matrimonio, che non può trasformarsi in un’insostenibile trafila di reciproche asprezze». Dalla lettera traspare la forte apprensione per i figli delle coppie che si frantumano: « Voglio raccomandare a tutti i genitori separati di non rendere la vita dei loro figli più difficile, privandoli della presenza e della giusta stima dell’altro genitore. I figli hanno bisogno, anche seguendo le recenti garanzie legislative, sia del papà sia della mamma e non di inutili ripicche, gelosie o durezze». E poi l’invito alla comunità all’accoglienza e alla misericordia: non è possbile che la chiesa abbia scomunicato i divorziati o messo alla porta gli sposi che si sono separti. Seguono poi le motivazioni per le quali c’è “ L’impossibilità di accedere alla comunione eucaristica per gli sposi che vivono stabilmente un secondo legame sponsale” ritenendo “comunque errato pensare che la norma regolante l’accesso alla comunione eucaristica significhi che i coniugi divorziati risposati siano esclusi da una vita di fede e di carità vissute all’interno della comunità ecclesiale “ Ma… nell’Eucaristia non dobbiamo forse contemplare l’Agnello di Dio che si carica di ogni peccato per rivestire il peccatore, disponibile alla conversione, dello splendore del perdono. Come negare l’efficacia di questa infinita azione di misericordia e conversione soprattutto al peccatore che ne ha più bisogno; non a caso proclamiamo “Ecco l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo !!” Molto bello comunque l’invito: « Vi chiedo di partecipare con fede alla Messa, anche se non potete accostarvi alla comunione. Anche a voi è rivolta la chiamata alla novità di vita che ci è donata nello Spirito. Anche a vostra disposizione sono i molti mezzi della Grazia di Dio. Anche da voi la Chiesa attende una presenza attiva e una disponibilità a servire quanti hanno bisogno del vostro aiuto. E penso anzitutto al grande compito educativo che come genitori molti di voi sono chiamati a svolgere e alla cura di relazioni positive da realizzare con le famiglie di origine. Penso poi alla testimonianza semplice, se pur sofferta, di una vita cristiana fedele alla preghiera e alla carità. E ancora penso anche a come voi stessi, a partire dalla vostra esperienza, potrete essere di aiuto ad altri che attraversano situazioni simili alle vostre». Non bisogna mai cedere all’idea che la Chiesa, popolo di Dio, sia guidata da uomini…e lo Spirito che la conduce e suscita profeti a tempo opportuno. |