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Vangelo del giorno
Sabato 23 Novembre 2024

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». E non osavano più rivolgergli alcuna domanda.

(Lc. 20,27-40) 

Bibbia – CEI 2008
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(es. Mt 28,1-20):
Per parola:

Attualità

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Mentre in Tibet crescono le violenze e per le strade della capitale la polizia  apre il fuoco contro i manifestanti con numerosi morti e feriti;

mentre  i monasteri di Sera, Drepung e Ganden, al centro delle proteste dei giorni scorsi,  sono circondati dalla polizia militare, per impedire manifestazioni e il governo di Pechino, cerca in tutti i modi di oscurare simili proteste in vista dell’appuntamento dei Giochi Olimpici incurante del richiamo del  Damai Lama a deporre la forza e dialogare col popolo tibetano;

 non si osserva alcun tentativo delle nazioni, Italia compresa – paladina nella moratoria contro la pena di morte – nel mettere in atto severe misure contro il governo cinese, compreso quello di un eventuale stop alla partecipazione ai giochi olimpici.  Non si può far finta che laggiù non succeda niente 

  Inoltre, ieri,  13 Marzo in Iraq è stato ritrovato, nei dintorni di Mossul , il cadavere di monsignor Paulos Faraj Rahho, sequestrato il 29 febbraio da un commando armato dopo che era uscito dalla chiesa del Santo Spirito dove aveva presieduto una Via Crucis; tutto questo a testimonianza dell’inferno che giorno dopo giorno la gente vive laggiù in Iraq.  Ma quanti altri come  monsignor Paulos Faraj Rahho  muoiono per le strade del martoriato Iraq per l’assurda guerra  voluta da Bush e compartecipata da altre potenze??!!  

  Due recentissimi fatti questi, senza dimenticare tutti i focolai di violenza del mondo, specie quelli che non hanno nemmeno la “ fortuna” di essere mediati dai mezzi d’informazione.  E poi il Libano, l’Afganistan …..

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 roca01g.jpg   Di contro quasi tutti i nostri politici ….  in giro per i vari salotti editoriali e televisivi incuranti del mondo ma racchiusi nella loro insanabile sete di potere.   

Povero Berlusconi, che pena ha fatto all’Italia intera e al mondo col suo sorriso sprezzante nel consigliare a chi vive la precarietà di sposare un miliardario, mentre Luigi Rocca  a Vallossera di Rocca Canavese , chiudeva la sua vita scrivendo alla sua compagna Barbara e ai figli  “Sono triste perché mi sono stati tolti il lavoro e la mia dignità, perdonatemi “

   Non vorrei non sperare più che la pace sia possibile, … che l’arroganza del potere ceda posto alla dimensione del “servo inutile” , …  perché perdere la speranza è confidare soltanto nelle proprie forze …. e il Cristiano è uomo di fede quando continua a sperare contro “l’impossibile “ ,  affidando all’Uomo della Croce il riscatto dell’umanità, senza scordarsi che si è chiamati in prima persona a collaborare con Lui divenendo “operatori di pace”  e servi degli uomini.

  In fondo ..  il battezzato  … è in questa dimensione che  è sacerdote e partecipa al sacerdozio regale di Cristo.

gelmini.jpg   Don Gelmini … l’inferno ..e la chiesa. Ci interrogano le affermazioni  di Don Gelmini riportate oggi  03 Marzo  su repubblica  Sono appena tornato da un viaggio durato due mesi, lo sapete. Ho visto l’inferno. Bambini di 5 anni morire di Aids. Ragazzini di 10 anni domandarmi “che ne sarà di me?” L’inferno non esiste nell’aldilà: esiste qui, su questa terra, dovrebbero capirlo quelli che stanno nei palazzoni, laggiù, in Vaticano, dove c’è il migliore paradiso possibile, quello dei ricchi e dei potenti. Rigetto il concetto del Vaticano come centro religioso: è un centro politico, qualche volta ambiguo e fuorviante. Altra cosa è la chiesa di Cristo. Altra cosa è la fede“…..

Gli intrallazzi non sono fede. Bisogna tornare a Cristo non al cesaro-papismo. Siamo arrivati al punto in cui parliamo più del papa che del Cristo“. 

 Sono parole che ad un primo impatto trascinano e  coinvolgono in un corale facile  “ Je accuse “ … poi ho pensato a Francesco d’Assisi: non ha mai puntato il dito… , non ha mai gridato, si è sempre sforzato di testimoniare, nell’estrema eloquenza del silenzio della croce, la sua appartenenza a questa chiesa,  anche se deturpata dal peccato, interrogandosi con violenza in cosa Lui avesse sbagliato. 

Vorrei riportare alcune considerazioni di Carlo Carretto perché prima di inveire ci interroghiamo sull’Amore che per questa Chiesa – santa e peccatrice – dovremmo avere. 

Quanto mi sei contestabile, Chiesa, eppure quanto ti amo!
Quanto mi hai fatto soffrire, eppure quanto ti devo!
Vorrei vederti distrutta, eppure ho bisogno della tua presenza.
Mi hai dato tanti scandali, eppure mi hai fatto capire la santità.
Nulla ho visto al mondo di più oscurantista, più compromesso, più falso e nulla ho toccato di più puro, di più generoso, di più bello. Quante volte ho avuto la voglia di sbatterti in faccia la porta della mia anima, e quante volte ho pregato di poter morire tra le tue braccia sicure!
No, non posso liberarmi di te, perché sono te, pur non essendo completamente te!
E poi, dove andrei?
A costruirne un’altra?
Ma non potrò costruirla se non con gli stessi difetti, perché sono i miei che porto dentro. E se la costruirò sarà la mia chiesa, non più quella di Cristo. Sono abbastanza vecchio per capire che non sono migliore degli altri

 gc.jpg COMUNICATO STAMPA          Sono state rinnovate le cariche dell’Associazione dei Verdi di Castelbuono.         L’assemblea, riunitasi oggi, domenica 17 febbraio alla presenza del Presidente provinciale Carmelo Sardegna, ha eletto all’unanimità Gioacchino Cannizzaro alla carica di Presidente, e Marcello Castiglia ed Angelo Ciolino componenti del direttivo.        

Nell’Assemblea è stata definita la linea dei Verdi, che si collocano in una posizione estranea ed alternativa rispetto all’Amministrazione comunale Cicero. 

Tenuto anche conto del nuovo quadro politico nazionale e della nascita della Sinistra Arcobaleno, l’associazione dei Verdi di Castelbuono intende  promuovere un’aggregazione insieme a tutti i soggetti politici ed associativi e le persone della società civile che,  riconoscendosi in posizioni di sinistra e di centrosinistra, vogliono lavorare ad una proposta di cambiamento, imperniata sui valori della legalità, della solidarietà e dell’ambientalismo, e sul contrasto di ogni politica e prassi clientelare.

Sono stati individuati alcuni campi sui quali l’attenzione sarà fin dall’inizio maggiore: il lavoro nero, la pianificazione urbanistica, lo sviluppo sostenibile, le politiche culturali, le fonti energetiche alternative.I Verdi inoltre individuano nella lotta alla privatizzazione dell’acqua un campo di intervento cruciale per la rilevanza politica, sociale ed etica del problema, e danno la loro adesione ed il loro appoggio al comitato no priv.

I lavori dell’assemblea, la prima svoltasi dopo la dolorosa scomparsa di Lucio  Spallino, sono stati svolti all’insegna del riferimento alla sua figura.

L’attività dell’Associazione, ha dichiarato il Presidente neo eletto, dovrà essere improntata ai suoi ideali e al suo stile. 

Castelbuono 17-2-2008                               

Gioacchino Cannizzaro

anna.jpg   

Un tandem rosa per essere vincenti!

Ci entusiasma la discesa in campo di Anna Finocchiaro e la disponibilità di Rita Borsellino a non lasciarla sola ma a “ fare squadra con lei “

“Do la mia disponibilità se c’è Rita Borsellino con me“. 

Con queste parole Anna Finocchiaro non ha deluso le speranze di quanti hanno sognato una sua discesa in campo come candidata del PD alla guida della Regione Sicilia.

Ci commuovono ed esaltano le sue parole nelle quali si riconosce la stragrande maggioranza di siciliani fatta di gente onesta, semplice ma efficace laboratorio di novità politiche.

 Mi conoscete . E conoscete la mia storia politica. Sapete da dove vengo. Da una terra magnifica e mortificata.

Non devo raccontarvi niente dei suoi splendori, delle sue miserie, dei suoi onori.

Ancora ieri oltraggiata dalla vicenda Cuffaro, per la quale prima che sdegnarmi io mi sono vergognata.

Per quelle foto che hanno fatto il giro del mondo, per la protervia di quel ‘io resto al mio posto’. Soffocata dalla mafia. Dove il centrodestra ha avuto, alle ultime regionali, il 64 per cento dei consensi e governa province, comuni, città grandi e piccole. Dove tutto è estremo ed estrema è la contraddizione e dove occorre che sia forza la contraddizione e l’eccezione diventi regola: che gli imprenditori non paghino il pizzo, i ragazzi e le ragazze restino a lavorare in Sicilia, la qualità e l’eccellenza siano il nostro metro. Per intercettare, e per sempre, sviluppo buono, buona occupazione, modernizzazione, legalità“.

 

L’augurio di un successo stravolgente che sarà segno di contraddizione per chi ha infangato il popolo siciliano.

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