Tirisan
La storia è sempre la stessa: progettualità popolare mortificata dalla sete di potere delle varie leadership personali: nessuna voglia di rinnovare e responsabilizzare la politica per ridare speranza e dignità al popolo.
Il popolo…povero popolo !!
Molti dei nostri politici vorrebbero un popolo di “ peones”, incapace di pensare, elaborare, progettare.
Ma è tempo che questi vecchi della politica vadano via e lascino posto a chi, incarnato nel popolo e dal popolo scelto senza intermediazioni di voto di scambio, è disponibile a indossare il “ grembiule” del servizio , uscire dal “ palazzo di pietra” per entrare nel “ palazzo di uomini” pronto a condividere in prima persona la condizione dell’enorme fascia di poveri che inesorabilmente cresce giorno dopo giorno.
Se non si condividono i bisogni… non li si potranno mai capire e risolverli!
Siamo chiamati alla vera Speranza che non può coniugarsi col “ dubbio” ma con la “ certezza” che il cambiamento è possibile.
Auguri a quanti si incamminano nella strada della condivisione.
Due pagine in cui si analizza la situazione e le anomalie della privatizzazione in Sicilia. Tra i tanti punti della mozione: “l’annullamento di tutte le procedure per la scelta del soggetto gestore del Servizio Idrico Integrato che abbiano portato o portino all’individuazione di un soggetto privato o di una società mista”; “una gestione del Servizio Idrico Integrato interamente pubblica”; “una modifica della legislazione regionale attuale, specificando quale unica forma d’affidamento, la concessione diretta di servizio alle società o consorzi pubblici”; la diminuzione e revisione dei confini degli ATO, tenendo conto di una ottimale gestione delle acque in Sicilia e garantendo la funzione di controllo sui gestori”; “la rinuncia ad ulteriori atti di commissariamento per l’emergenza idrica evitando poteri straordinari attribuiti ad un organo monocratico che evidenziano l’incapacità gestionale ed incentivano gli sprechi”; e la ripubblicizzazione dei servizi e del patrimonio infrastrutturale acquedottistico dell’ex Ente Acquedotti Siciliani, oggi Sicilacque Spa”.
Ufficio stampaGioia Sgarlata Tel. 3346311385e-mail: ufficiostampa@ritaborsellino.it
Alla manifestazione contro la privatizzazione dell’acqua di Sabato 1 Dicembre 2007 nutrita partecipazione dei comitati contro la privatizzazione dell’acqua di tutta Italia; presenti numerosi sindaci.
Il comitato No Priv di Castelbuono era presente assieme all’assessore Sergio Muscarella del Comune di Scillato, ai ragazzi del WWF di Valledolmo e a tutti gli altri comitati e sindacati del forum siciliano contro la privatizzazione rappresentato da Barbara Grimaudo.
Il tema principale della manifestazione, che è partita da piazza della Repubblica, è stato quello di riaffermare la gestione pubblica dell’acqua, un’acqua che non può essere considerata alla stregua di una merce e come tale vendibile nel mercato, un’ acqua considerata come patrimonio dell’intera umanità e quindi non affidabile nelle mani di poche imprese private che ne farebbero inevitabilmente un motivo di profitto. |
La manifestazione, pacifica e colorita, ha sfilato per le strade della capitale e si è conclusa in tarda serata con gli interventi dei rappresentanti dei vari comitati e di padre Alex Zanotelli, il missionario Comboniano che è il rappresentante più autorevole di questa battaglia.
Anche il Sindaco del Comune di Castelbuono Mario Cicero era presente “a sorpresa” in prima fila accompagnato dai consiglieri Vincenzo Vignieri e Vincenzo Marguglio del Partito Democratico.
Una presenza che ha destato qualche perplessità, visto che l’amministrazione comunale aveva approvato nella seduta consiliare del 17 settembre 2007 all’unanimità una delibera che apre la strada alla consegna alla Acque Potabili S.p.a. degli impianti e delle reti idriche del Comune di Castelbuono.
Aspettiamo di sapere con chiarezza se l’amministrazione comunale ha deciso di fare un passo indietro e di accettare la proposta del comitato No Priv, riguardo la decisione presa.
Inoltre stando alle parole dello stesso Mario Cicero vi sarebbe la volontà di convocare un tavolo politico aperto al comitato No priv per cercare di riuscire a trovare una soluzione che riesca a coniugare efficienza del servizio e costi contenuti per i cittadini, e nell’attesa il Sindaco si è anche impegnato a non consegnare le chiavi delle reti idriche alla Acque Potabili s.p.a. fino a quando non si trovi una soluzione definitiva.
Consideriamo un successo del movimento una eventuale marcia indietro del Sindaco, che ci riserviamo di valutare sulla base degli atti concreti che lo stesso compirà, a cominciare dalla non consegna delle reti e degli impianti e dalla convocazione di una consultazione popolare sulla questione.
A queste scelte sarà subordinata la nostra disponibilità al dialogo.
Infatti per noi efficienza e riduzione dei costi non sono variabili, ma elementi inscindibili dalla questione della gestione sociale della risorsa.
Un ringraziamento particolare da parte nostra va fatto a tutti coloro (cittadini, associazioni, comitati, esponenti politici provinciali, regionali e nazionali) che hanno offerto un contributo economico al comitato no-priv di Castelbuono ed al forum provinciale per l’acqua di Palermo, permettendoci così di essere presenti alla manifestazione e innescando una rete di solidarietà che non si riscontrava più da anni.
Nel leggere l’enciclica ci sembra opportuno condividere alcune riflessioni sulla speranza
Da un’intervista del prof Jürgen Moltmann sugli aspetti principali della sua Teologia della Speranza
“L’escatologia è la dottrina della speranza cristiana, che abbraccia tanto la cosa sperata quanto l’atto dello sperare. Il cristianesimo è escatologia dal principio alla fine, e non soltanto in appendice: è speranza, è orientamento e movimento in avanti e perciò è anche rivoluzionamento e trasformazione del presente. L’elemento escatologico non è una delle componenti del cristianesimo, ma è in senso assoluto il tramite della fede cristiana, è la nota su cui si accorda tutto il resto, è l’aurora dell’atteso nuovo giorno che colora ogni cosa con la sua luce” (Teologia della speranza).
Il tempo di Dio dà all’uomo una speranza futura. Il futuro è ciò che guida la nostra storia e dà ad essa la speranza di un prospettiva messianica per questa terra. A cominciare dall’Esodo e dalla profezia di Israele nell’antico Testamento sino alla passione e resurrezione di Gesù, nel nuovo Testamento, nella storia c’è una speranza di futuro, un movimento in avanti, una trasformazione del presente. Il Dio di cui stiamo parlando non è né sopra di noi, né nel mondo, ma è un Dio che si è manifestato dall’Esodo alla Resurrezione e che è sempre di fronte a noi e ci guida. La fine dei tempi è non solo un punto di arrivo, ma è anche la fonte e l’origine della vita che ci spinge a vivere nel presente la speranza del futuro di Dio. Anche Teilhard de Chardin e in Dietrich Bonhoeffer vedono il cammino di Dio parallelo e incrociato al cammino del mondo verso la meta di maggior pienezza. Bonhoeffer ci presenta un Dio che in Gesù Cristo soffre accanto all’umanità delle sue stesse sofferenze, senza sovrapporsi, ma permettendo ad essa di percorrere il suo cammino. Ne deriva quindi l’assunzione della sofferenza e del male dell’uomo in tutte le sue forme.
Dio, in Gesù Cristo, sta accanto agli umiliati, agli offesi, a chi vive nell’oppressione, in un cammino che già ora si realizza nel mondo, escludendo un’attesa neutra e passiva di una salvezza che avverrà solo nel giorno finale.
Bonhoeffer scrive i suoi testi più significativi come lettere dal carcere, mentre vive sulla sua carne la sofferenza dell’uomo accompagnato dalla sofferenza di Dio e di Gesù Cristo. Senza la componente della speranza, l’esistenza si degrada, non può neppure essere considerata “davvero umana”. Su questo aveva ragione Charles Péguy, quando paragonava la speranza alla sorella più piccola, rispetto alla fede e alla carità, capace però di trascinarle e farle camminare.
La speranza
( da “ Ciò che conta è amare” di Carlo carretto)
Se nella fede abbiamo scoperto la nostra vocazione, è nella speranza che ci mettiamo in cammino per realizzarla. (…)
La speranza mantiene nel tempo l’intuizione avuta nella fede; la speranza è la fedeltà alla propria vocazione, la forza che la fa vivere giorno per giorno; lo sguardo lontano sulla meta lontana, fino all’ultimo giorno.(…)
L’esodo è la storia di un popolo che Dio s’era scelto, ed è un po’ il paradigma della storia di tutti gli uomini e quindi della nostra. Le sue tappe sono le nostre tappe, le sue prove sono le nostre prove, la sua speranza la nostra speranza. La vera barriera in cui intoppò la speranza fu, per quel popolo in viaggio, il Mar Rosso.Non è facile mantenere la fiducia in un Dio invisibile e lontano, quando alle spalle, visibili e vicini sono i nemici e davanti a sbarrarci il cammino c’è il mare.Che si potesse aprire il mare era l’ultima idea che poteva venire in mente al popolo in fuga, ma che addirittura quel mare si sarebbe chiuso proprio al momento esatto del passaggio dell’armata egiziana, quella davvero era da raccontare.
(…) Ma il difficile per noi non è credere a un fatto così strepitoso e lontano. Tale fatto, pur senza avere il coraggio di rigettarlo come assurdo e impossibile, lo possiamo incasellare in quell’insieme di cose e ricordi che formano una religiosità che non dice più nulla di vivo e di presente nella vita di ogni giorno.Il difficile,ora per ora, è lo sperare che fatti del genere, pur con le debite proporzioni, capitino «proprio a noi» in un dato momento della nostra vita, in una delle tante difficoltà insormontabili della nostra esistenza.Per esempio…
Qui ciascuno di noi può raccontare il suo esempio: non manca certamente.Dio, presto o tardi, ci conduce davanti al nostro Mar Rosso.
(…) E se il Mar Rosso fu un fatto e simbolo, e quale simbolo, nella storia della salvezza, ognuno di noi può trovare sulle sponde di esso non più un simbolo o un fatto lontano ma una realtà vivente: il Cristo.È lui il «passaggio», è lui il «miracolo», è lui la «forza», è lui il «sacramento», è lui la «vita», è lui la «vittoria».