Tirisan
Nominato oggi il nuovo vescovo di Cefalù : è Mons. Vincenzo Manzella che prende il posto di Mons Francesco Sgalambro, che lascia per sopraggiunti limiti di età .
Nato a Casteldaccia, arcidiocesi di Palermo, il 16 novembre 1942; ordinato presbitero il 1° luglio 1967; è stato rettore del seminario maggiore di Palermo. |
Lettera di Mons. Vincenzo Manzella alla diocesi. Lettera |
Eletto alla sede vescovile di Caltagirone il 30 aprile 1991, è stato ordinato vescovo il 29 giugno 1991.
Attualmente, in seno alla conferenza episcopale siciliana, è delegato per i Problemi sociali, del Lavoro e Giustizia e Pace.
Possa, come l’indimenticabile Mons. Cagnoni, vivere nella fedeltà il rapporto nuziale con la chiesa cefaludese.
Commentando la sua nomina il nuovo vescovo della Diocesi di Cefalù ha detto:
“Ringrazio il Signore per il dono della vocazione e del sacerdozio e per questi anni di ministero episcopale a Caltagirone. Ho trascorso qui diciotto anni della mia vita e credo di avere imparato ad amare questa Chiesa, questa città, la Diocesi.
Ringrazio il Santo Padre per la fiducia che mi rinnova affidandomi la Chiesa di Cefalù; e mi affido alla Madonna di Gibilmanna, amata e venerata come Patrona della diletta Diocesi di Cefalù perché assieme a quella porzione eletta del Popolo Santo di Dio ci renda discepoli e servitori del Suo Figlio, ravvivi la nostra speranza e infonda in noi il coraggio del futuro e il fascino della santità”.
viene cioe’ creata una tasca (pouch nella terminologia anglosassone) simile all’ampolla rettale, che possa fungere da serbatoio per il materiale fecale] per colite ulcerosa.
Per la diagnosi di pouchite è necessario che siano presenti sia sintomi suggestivi, sia tipici aspetti endoscopici ed istologici .
Possibili fattori di rischio per lo sviluppo di pouchite sono la colite estesa, la presenza di colangite sclerosante, lo stato di non fumatore, la positività per p-ANCA e l’utilizzo di FANS.
I sintomi più frequenti della pouchite sono diarrea con feci liquide, urgenza, dolori addominali crampiformi e dolenzia in sede pelvica.
Febbre ed ematochezia sono presenti raramente
La maggior parte dei pazienti risponde al trattamento con metronidazolo o con ciprofloxacina, ma le esatte modalità di trattamento non sono mai state definite con chiarezza.
Una delle complicanze più temute della pauchite è la comparsa tardiva di fistole perianali, che assumono particolare importanza nella donna, in quanto spesso si manifestano con fastidiose e invalidanti fistole pouch-vaginali.
Nelle foto ( dal nostro archivio ) quadri di pouchite in giovane donna sottoposta a proctocolectomia totale per RCU complicata da fistola pouch-vaginale.
Per chi volesse può leggere l’articolo tratto dal Giornale Italiano di Endoscopia Digestiva del Giugno 2009 del gruppo dell’ Unità Operativa di Chirurgia Generale Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna “La pouche ileale : gestione dei disturbi e delle complicanze. “
Ci sono le province, i comuni, le città, con i loro gonfaloni e le loro incontaminate identità; ci sono anche i rioni, con le loro osterie e le loro canzonacce, scurrili ma espressione di un’identità ancor più compatta e pura.
Penso ad esempio che a Trieste l’Inno di Mameli dovrebbe venir sostituito, anche e soprattutto in occasione di visite ufficiali (ad esempio del presidente del Consiglio o del ministro per la Semplificazione) dall’Inno «No go le ciave del portòn», triestino doc.
Ma bandiere e inni sono soltanto simboli, sia pur importanti, validi solo se esprimono un’autentica realtà culturale del Paese. È dunque opportuno che il Ministero da Lei diretto si adoperi per promuovere un’istruzione e una cultura capaci di creare una vera, compatta, pura, identità locale.
La letteratura dovrebbe ad esempio essere insegnata soltanto su base regionale: nel Veneto, Dante, Leopardi, Manzoni, Svevo, Verga devono essere assolutamente sostituiti dalla conoscenza approfondita del Moroso de la nona di Giacinto Gallina e questo vale per ogni regione, provincia, comune, frazione e rione. Anche la scienza deve essere insegnata secondo questo criterio; l’opera di Galileo, doverosamente obbligatoria nei programmi in vigore in Toscana, deve essere esclusa da quelli vigenti in Lombardia e in Sicilia. Tutt’al più la sua fisica potrebbe costituire materia di studio anche in altre regioni, ma debitamente tradotta; ad esempio, a Udine, nel friulano dei miei avi. Le ronde, costituite notoriamente da profondi studiosi di storia locale, potrebbero essere adibite al controllo e alla requisizione dei libri indebitamente presenti in una provincia, ad esempio eventuali esemplari del Cantico delle creature di San Francesco illecitamente infiltrati in una biblioteca scolastica di Alessandria o di Caserta.
Per quel che riguarda la Storia dell’Arte, che Michelangelo e Leonardo se lo tengano i maledetti toscani, noi di Trieste cosa c’entriamo con il Giudizio Universale? E per la musica, massimo rispetto per Verdi, Mozart o Wagner, che come gli immigrati vanno bene a casa loro, ma noi ci riconosciamo di più nella Mula de Parenzo, che «ga messo su botega / de tuto la vendeva / fora che bacalà».
Come ho già detto, non solo l’Italia, ma già la regione, la provincia e il comune rappresentano una unità coatta e prevaricatrice, un brutto retaggio dei giacobini e di quei mazziniani, garibaldini e liberali che hanno fatto l’Italia. Bisogna rivalutare il rione, cellula dell’identità. Io, per esempio, sono cresciuto nel rione triestino di Via del Ronco e nel quartiere che lo comprende; perché dovrei leggere Saba, che andava invece sempre in Viale XX Settembre o in Via San Nicolò e oltretutto scriveva in italiano? Neanche Giotti e Marin vanno bene, perché è vero che scrivono in dialetto, ma pretendono di parlare a tutti; cantano l’amore, la fraternità, la luce della sera, l’ombra della morte e non «quel buso in mia contrada»; si rivolgono a tutti — non solo agli italiani, che sarebbe già troppo, ma a tutti. Insomma, sono rinnegati.
Ma non occorre che indichi a Lei, Signor Ministro, esempi concreti di come meglio distruggere quello che resta dell’unità d’Italia. Finora abbiamo creduto che il senso profondo di quell’unità non fosse in alcuna contraddizione con l’amore altrettanto profondo che ognuno di noi porta alla propria città, al proprio dialetto, parlato ogni giorno ma spontaneamente e senza alcuna posa ideologica che lo falsifica. Proprio chi è profondamente legato alla propria terra natale, alla propria casa, a quel paesaggio in cui da bambino ha scoperto il mondo, si sente profondamente offeso da queste falsificazioni ideologiche che mutilano non solo e non tanto l’Italia, quanto soprattutto i suoi innumerevoli, diversi e incantevoli volti che concorrono a formare la sua realtà. Ci riconoscevamo in quella frase di Dante in cui egli dice che, a furia di bere l’acqua dell’Arno, aveva imparato ad amare fortemente Firenze, aggiungendo però che la nostra patria è il mondo come per i pesci il mare. Sbagliava? Oggi certo sembrano più attuali altri suoi versi: «Ahi serva Italia, di dolore ostello, / nave sanza nocchiere in gran tempesta, / non donna di province, ma bordello!».
Con osservanza
Claudio Magris
Per quanto riguarda noi, di Enzo il piccolo logo di questo blog in alto a sx.
Ricordo, era l’autunno del 1998, dovevamo preparare la locandina della riproposizione di un vecchio musical su Testi di Angelo Mazzola e musiche mie. Siamo stati fino a mezzanotte a rivisitare i vari brani .. e tutto sembrava difficile.
Poi l’indomani spuntò con quel cartoncino sul quale aveva sintetizzato il brano di Isaia 11
“ Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici.
Su di lui si poserà lo spirito del Signore …. Il lupo dimorerà insieme con l’agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà.
La vacca e l’orsa pascoleranno insieme; si sdraieranno insieme i loro piccoli. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. Il lattante si trastullerà sulla buca dell’aspide; il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi.” Brano a cui poi Angelo aveva aggiunto “ … e il bimbo giocherà con l’onorevole .. “
Enzo ne curò con entusiasmo la regia e scenografia
Ricordo ancora la grande disponibilità ad un successivo lavoro “ Passio Domini” dove per la prima volta abbiamo presentato uno dei brani più significativi della nostra produzione: la “Lauda” di Jacopone da Todi.
Anche per quell’occasione una sua locandina rappresentante la deposizione, che conservo con cura.
A dieci anni dalla morte in occasione di questa Retrospettiva non possiamo fare a meno di pregare con la stessa preghiera di dieci anni fa:
Per il nostro fratello Enzo Che con la sua arte semplice e prorompente d’Amore ha cantato , o Signore, le meraviglie della tua Creazione. Dio, Nostro Padre, lo accolga nella sua casa Mostri a lui il suo volto. Noi suo popolo santo e peccatore possiamo ogni giorno crescere nella contemplazione delle meraviglie delle Tue Opere Per il nostro fratello Enzo giullare silenzioso e gioioso di disponibilità, servizio e condivisione: Cristo nostro fratello lo accolga nella sua Casa. Noi suoi fratelli, che restiamo pellegrini, possiamo vivere la nostra vita comunitaria nella condivisione, nell’amore disinteressato, nella comprensione reciproca. Per il nostro fratello Enzo che ha cantato la vita. L’Amore, che fa del Padre e del Figlio un unico Dio lo renda partecipe della Comunione Divina. Noi suoi fratelli , piccolo resto d’Israele, possiamo prendere coscienza della nostra dignità regale, profetica e sacerdotale, che ci impegna a testimoniare l’unità e rimuovere lo scandalo della divisione.